La memoria di Bologna



Uno sguardo al passato della città di Bologna anche attraverso una raccolta digitalizzata di documenti inediti originali.

 



Bibliografia: Memorie Sotterranee - Istituto per i Beni Artistici e Culturali della Regione Emilia Romagna -a cura di Vito Paticchia e Massimo Brunelli

Segni convenzionali per proteggere chiese, monumenti storici e ospedali

«Negli assedi e bombardamenti, debbono essere adottate tutte le misure necessarie per risparmiare, per quanto possibile, gli edifici consacrati ai culti, alle arti, alle scienze e alla beneficenza, i monumenti storici, gli ospedali ed i luoghi di raccolta di malati e feriti a condizione che essi non siano utilizzati nel campo per scopi militari. E dovere degli assediati di indicare tali edifici o luoghi di raccolta mediante speciali appositi segni visibili, che saranno notificati anticipatamente ali 'assediante» ( Art. 27 del Regolamento annesso alla Convenzione cieli ' Aja del 29 luglio 1899 ). A Montevideo, nel 1933, nel corso della Settima Conferenza Internazionale degli Stati Pan Americani, viene approvata una Risoluzione che raccomandava di firmare il «Patto Roerich» per poi adottare una bandiera universale: fondo bianco e cerchio rosso con tre sfere rosse al suo interno, al fine di «salvaguardare in ogni tempo di pericolo tutti i monumenti inamovibili di proprietà nazionale e privata che costituiscono il tesoro culturale dei popoli». Per garantire con forza la necessità di proteggere in tempo di guerra e di pace le Istituzioni artistiche e scientifiche e dei Monumenti storici, il «Patto Roerich» diviene Trattato adottato a Washington il 15 aprile 1935.

Segni convenzionali per proteggere i civili

Per infondere maggiore sicurezza nella popolazione, a fronte di una carenza strutturale da parte degli apparati statali e degli organismi di partito a fronteggiare con mezzi e preparazione adeguate l'emergenza bellica, si provvide a segnalare con apposite scritte tutto quanto potesse facilitare l'individuazione dei rifugi pubblici e gli interventi delle squadre di soccorso o dei pompieri. La presenza di un rifugio era segnalata sui muri cittadini con una freccia contenente l'indirizzo della via e il numero civico dello stabile, mentre l'ingresso con una o due frecce poste nei pressi o ai lati della porta principale. I ricoveri pubblici dovevano essere dotati di almeno un'uscita disicurezza (o soccorso) in modo da garantire un percorso di esodo alternativo, nel caso quello principale fosse rimasto ostruito dalle macerie. La maggior parte dei rifugi, specialmente quelli a grande capienza, erano dotati di più uscite di sicurezza. La ventilazione nei rifugi sotterranei era assicurata da appositi condotti, sigillabili con portelli a tenuta di gas da attivare in caso di attacco con bombe chimiche o a seguito di fuoriuscita di metano. I condotti di ventilazione erano segnalati da frecce sistemate in posizione elevata, allo scopo di aumentarne la visibilità anche in strade ingombre dalle macerie e favorire l'intervento dei soccorritori. Sulle città, oltre agli ordigni esplosivi, venivano sganciate anche bombe incendiarie (i cosiddetti spezzoni) che aumentavano sensibilmente la portata dei danni collaterali. Per facilitare l'opera di spegnimento da parte dei Vigili del fuoco, si prowide a costnuire delle cisfernetemporanee, ad aprire e segnalare i pazzie, soprattutto, a predisporre una capillare rete di idranti.

Ricoveri per la popolazione: mappa generale

L'Amministrazione comunale, utilizzando la grande copertura in legno a protezione del Nettuno, preparò una mappa con la rappresentazione di tutti i rifugi pubblici esistenti in città e nella zona pedecollinare. Fu stampato anche anche un opuscolo con l'elenco delle opere eseguite al fine di alleviare le sofferenze della popolazione, i costi, la capienza, il nome e gli indirizzi di tutti i rifugi. Questi ultimi, poi, erano dedicati alla memoria di figure di spicco del Pantheon fascista, compresi alcuni aviatori caduti in combattimento, eroi dell'Aviazione Legionaria Italiana che nel corso della guerra civile spagnola ( 1936-1939 ) si erano macchiati dei bombardamenti su Gernika e su 143 città catalane, uccidendo oltre 4.000 civili. Nella sola Barcellona, dal 16 al 19 marzo 1938, avevano portato a termine 40 missioni con un bombardamento a tappeto che si era concluso con oltre 900 morti e 1.500 feriti. Un crimine del quale recentemente è stato chiamato a rispondere il governo italiano su querela-denuncia di un 'Associazione di italiani residenti in Spagna.

Ricoveri per la popolazione: gallerie cittadine

Dall'ottobre del 1943 alla primavera del 1945, sotto la spinta del Podestà Mario Agnoli, i lavori di costruzione di ricoveri pubblici furono notevolmente accelerati, concentrando gli interventi soprattutto nell'al lesti mento di rifugi in galleria che offrivano maggiore sicurezza e per i quali non era necessaria una gran quantità di ferro e cemento. La capacità protettiva complessiva fu portata dai 26.000 del 1 ottobre 1943 ai 100.000 del 1945. Dei 25 ricoveri in galleria, 7 erano collocati dentro la cinta muraria. Sotto la Montagnola, a poca distanza dalla stazione ferroviaria obiettivo costante dell'aviazione alleata, fu avviata la costruzione del ricovero «Ettore Muti», che nelle previsioni avrebbe dovuto ospitare fino a 5.000 civili ed avere tre ingressi principali: Via Indipendenza, Via del Pallone, Piaza 8 agosto. Fu completato solo l'ingresso su Via Indipendenza con capacità di ricovero di oltre 2.000 persone. Il ricovero «Dario Bernini», costruito in Viale Carducci a ridosso del rilevato delle mura di cinta, era tra i più piccoli costruiti con una estensione lineare di 48 metri e dava riparo a 70 persone. Aveva due accessi, servizi separati per uomini e donne e una via di fuga verticale. In Via del Guasto, sotto l'omonimo giardino, fu costruito un ricovero che poteva ospitare fino a 400 persone su un 'area di 360 mq e uno sviluppo di circa 120 metri. l cunicoli furono costruiti con piedritti e volte in muratura di mattoni legati assieme da malta di calce cruda con le stuccature interne in malta di cemento.

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Crediti

        Link all'accreditamento dell'Associazione discendenti della 10a Divisione da Montagna