Dal libro Sulle orme di mio padre. Di Cruz Rios

      Il giorno 15 Aprile il nostro obbiettivo era il Monte Croce. Scendemmo in un fossato e iniziò un pesante fuoco di artiglieria e alcuni altri nostri compagni furono feriti. Ancora oggi non riesco a spiegarmi come io sia stato così fortunato, così tremendamente fortunato da non farmi nemmeno un graffio. Una volta usciti dal fossato, nell’avvicinarsi al Monte Croce, altri ragazzi furono colpiti, uccisi dall’artiglieria e dalle mitragliatrici tedesche. Circa alle 4 del pomeriggio salimmo su Monte Croce.

Ricordo particolarmente alcuni di quei ragazzi che conoscevo bene. Sergente John Marrone si chiamava quell’uomo steso a terra a cui volevo dare da bere e come lui furono uccisi il sergente Schroeder e il tenente Robert Barr Quest'ultimo era un ragazzo. Molti dei tenenti che avevamo erano giovani provenienti dal college, dove alcuni di essi avevano ricevuto il grado di tenente. Carl Ugenon, Gerold Atkins e Marvin Lusk erano persone che conoscevo e furono ammazzate dal fuoco delle mitragliatrici tedesche.

Solitamente posizionavamo i mortai in modo da coprire gli avvallamenti o collinette che rimanevano fuori dal tiro dei nostri fucili o mitragliatrici. Ovunque arrivassimo era sempre la stessa procedura: prima che facesse notte piazzavamo tutte le armi pur non sapendo se ci sarebbe stato un contrattacco. Stavamo organizzandoci quando il fuoco di artiglieria ci colpì di nuovo, subimmo un contrattacco dai tedeschi e due di noi furono feriti, fortunatamente nessuno fu ucciso ma, in generale, ci furono molti feriti su Monte Croce … Monte Cruz.

Trascorremmo la notte del 15 Aprile sul Monte Croce. La mattina dopo ci avviammo verso il nostro prossimo obbiettivo: il paese di Madonna di Rodiano verso cui procedevamo con La compagnia K a sinistra e la compagnia L a destra. Appena partiti subimmo un altro contrattacco tedesco. Ci disperdemmo in cerca di riparo.

Fu in quell'occasione che conobbi il sergente Ranta. Il sergente Ranta era norvegese. C'erano molti ragazzi norvegesi e svedesi nel nostro gruppo. Lui avanzò con il secondo plotone della compagnia L mentre le altre compagnie erano indietro perché erano state divise dal contrattacco tedesco. Comunque riuscimmo a prendere Madonna di Rodiano dove 67 tedeschi si erano arresi con sei dei loro feriti. Madonna di Rodiano era una stazione di primo soccorso e un magazzino di rifornimenti. Fortunatamente nessuno dei nostri uomini vi fu ucciso o  ferito. Era il 16 Aprile.

Poi tornammo indietro. Secondo i piani avremmo dovuto proseguire ulteriormente verso est fino al Monte Mosca, proprio sopra la statale 64. Arrivati sul posto scoprimmo che la fanteria della 1° Divisione Corazzata era nei pressi e così decidemmo di tornare indietro e passare la notte a  Madonna di Rodiano.

Ripensai a Torble Ranta che era il sergente di uno dei plotoni. Si era distinto nell’attacco a Monte Belvedere e nella seconda offensiva, durante le quali fu nominato tenente sul campo. A due soldati era stato assegnato sul campo il grado di tenente. In realtà ve ne furono molti di più ma quei molti erano stati uccisi in azione. Tra tutti, l’unico fortunato a sopravvivere fu il tenente Ranta, il quale fu così in grado di guidare il secondo plotone fino a Madonna di Rodiano. Entrò nell’edificio del paese e cominciò a gridare per vedere se c’erano ancora tedeschi da fare  prigionieri.

Chiunque si alzasse in piedi dal proprio riparo prima di avere conquistato un edificio di solito rischiava la propria vita: poteva uscirne con un mazzo di prigionieri o di essere accolto da una raffica di mitragliatrice o a fucilate. Chiunque avesse il coraggio di affrontare la situazione in quel modo meritava fiducia e ammirazione da parte di tutti noi. Fu lui ad entrare nell’edificio e ad uscire con dei prigionieri tedeschi di cui sei feriti. Successivamente egli si distinse ancora in altre azioni. Non ho più saputo nulla di lui. Non penso si sia più visto nelle riunioni dei reduci nel dopoguerra. Ricordo questi compagni perché erano tutte persone fantastiche. Alcuni di loro nascondevano il grado per confondersi e scherzare con la truppa. Un tenente solitamente non va in giro a scherzare con la truppa, si suppone che dia ordini. Gente del genere è da ammirare.

Il giorno 17 ci fu ordinato di rastrellare definitivamente Le Coste. Tornammo indietro verso quel crinale,  che era già stato preso dal 2° Battaglione ma sul quale potevano esserci ancora sacche di resistenza tedesche. Cercammo di proseguire il più velocemente possibile.  Crinali e montagne non erano ancora state completamente rastrellate e potevano esserci ancora cecchini o postazioni di mitragliatrice tedesche come quelle che prima ferirono, poi, come venni a sapere, uccisero il sergente Marone, quello che volevo soccorrere, a cui volevo dare l'acqua.

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Crediti

        Link all'accreditamento dell'Associazione discendenti della 10a Divisione da Montagna