Montese. Inverno 1944-1945
Anche nel Montesino l’8 settembre 1943 gli abitanti festeggiarono la caduta di Mussolini e la firma dell’armistizio tra il governo italiano e gli alleati.
La stanchezza per una guerra che si sapeva persa e che portava via sempre più vite di padri e figli, che lasciavano a casa mogli e figli che sempre più spesso soffrivano la fame o vivevano nell’angoscia dei bombardamenti e delle ritorsioni tedesche, portò a pensare che le sofferenze erano finite. Presto la popolazione si rese conto che in realtà era iniziato il periodo più duro e sanguinoso della guerra.
Mentre l’organizzazione TOD rastrellava personale civile per approntare le opere della Linea Gotica ( poi rinominata Linea Verde) che nella zona di Monte Castello, sopra Gaggio Montano, e del Monte Belvedere, di fronte ai paesi di Lizzano in Belvedere e Vidiciatico, prevedeva dei forti approntamenti difensivi, i primi tedeschi arrivarono a Montese sul finire dell’estate del 1944.
Alle porte dell’inverno più freddo e nevoso da diversi anni a quella parte, da novembre del 1944 iniziò uno stillicidio di bombardamenti di artiglieria che si abbatterono sul capoluogo e le frazioni adiacenti. Collocate nell’immediata retrovia della prima linea furono prese di mira dall’artiglieria alleata anche Maserno, Castelluccio e Iola. Dagli inizi del 1945 si intensificarono anche i bombardamenti e/o mitragliamenti aerei che non risparmiavano civili e abitazioni anche sulle altre frazioni del comune: Montespecchio, Salto, San Martino, Semelano, Montalto e Ranocchio. La popolazione di Montese, all’inizio solo di giorno ma in seguito anche di notte, si rifugiava terrorizzata nelle fogne, nelle cantine o nelle stalle dei vicini casolari di campagna.
Dal dicembre del 1944, prima dalle zone adiacenti alla prima linea, iniziò lo sfollamento della popolazione civile prevedendo a breve l’offensiva alleata che iniziò il 19 febbraio. I bombardamenti si intensificarono mentre truppe tedesche transitavano sulla strada Montese-Castelluccio verso la prima linea di Monte Belvedere e camion carichi di tedeschi feriti ne ritornavano. Il primo paese del territorio comunale di Montese ad essere liberato dai soldati della 10a Divisione da Montagna americana fu la località di Iola il 3 Marzo 1945 dove, alcuni giorni dopo, furono rilevati dai brasiliani della Força Expedicionária Brasileira che iniziarono a preparare l’attacco a Montese. La mattina del 14 aprile 1945, preceduti già da alcuni giorni da intensi bombardamenti aerei e di artiglieria sulle postazioni tedesche, i soldati brasiliani iniziano l’attacco al paese e a alle due quote adiacenti: Monte Buffone e Montello. Il paese, alla fine dei cinque giorni di combattimenti, fu completamente distrutto a causa anche delle artiglierie e dei mortai tedeschi che fecero fuoco sui brasiliani che si aggiravano in paese. Le strade erano minate. Tra il 18 e 19 aprile i tedeschi, su ordine del comando di divisione, iniziano a ritirarsi verso Zocca.
Montese fu il comune più devastato delle provincia di Modena: 833 case distrutte su 1.121, 189 civili morti, tra cui molti capifamiglia, e oltre 700 tra feriti e mutilati dallo scoppio di mine o di altri ordigni. A cavallo del passaggio del fronte e per alcune settimane a seguire vi furono anche diversi casi di difterite. A peggiorare le cose i tedeschi avevano razziato tutti i generi alimentari e gran parte degli animali per cui la popolazione aveva serissimi problemi di alimentarsi. Le scuole ripresero il loro servizio per l’anno scolastico 1946-1947 in case private in quanto erano state tutte distrutte. Diversi enti si mobilitarono per aiutare le madri rimaste sole con cinque, sei o più figli.
Sia i soldati brasiliani che gli abitanti delle zone in cui essi sono passati e si sono fermati ricordano il calore dei rapporti e la disponibilità a ospitare e sfamare i soldati brasiliani che avevano combattuto. Ancora oggi veterani brasiliani, ormai ultranovantenni, visitano le zone dove hanno combattuto di cui portano ancora nel cuore i rapporti con la popolazione.
Fonte:
Montese: fascismo, guerra, ricostruzione
Edito da: Il Trebbo Edizione 1990